Radon negli impianti di distribuzione dell’acqua

Misure a tutela dei lavoratori

Radon negli impianti di distribuzione dell’acqua

Documento SUVA PRO

In alcuni impianti di distribuzione dell’acqua la concentrazione di radon può raggiungere picchi elevati e anche una breve sosta può rappresentare un pericolo per la salute. Per tutelare i lavoratori dal rischio radon servono quindi misurazioni e provvedimenti adeguati. Le seguenti informazioni sono destinate ai comuni e ai gestori di impianti di distribuzione dell’acqua nonché al personale addetto alle pulizie e alla manutenzione di questi impianti.
Per il personale è pericoloso inalare il radon e i suoi prodotti di decadimento radioattivi.
Cosa è il radon Il radon è un gas nobile radioattivo proveniente dal decadimento dell’uranio, presente naturalmente nel suolo. Il radon decade a sua volta in una serie di prodotti di solidi (detti «prodotti di decadimento» o «figli»). Anch’essi sono radioattivi e aderiscono a oggetti, polveri e particelle in sospensione. Il radon è invisibile, insapore, inodore e solubile in acqua. Dopo il fumo di tabacco, è la seconda causa di cancro ai polmoni. Come penetra nell’impianto idrico Il radon penetra nell’impianto di distribuzione soprattutto attraverso l’acqua sorgiva e di falda. Qui si disperde nell’aria per degassazione, soprattutto quando la diffusione avviene in modalità turbolenta.
Dato che questi impianti sono a tenuta stagna, il radon vi re sta imprigionato all’interno. Nell’aria dell’impianto di distribuzione possono quindi formarsi concentrazioni elevate di radon e dei suoi prodotti di decadimento. Quali sono i pericoli Il radon e in particolar modo i suoi prodotti di decadimento sono pericolosi se inalati. Le radiazioni emesse da queste sostanze possono danneggiare i polmoni e provocare un cancro. Maggiore è la concentrazione nell’aria e la durata dell’esposizione, maggiore è il rischio di un tale danno. Dato che in alcuni impianti la concentrazione di radon può raggiungere livelli elevati, a volte basta poco (ad es. un’ora alla settimana) per esporsi al pericolo.
La concentrazione di radon è misurabile con dosimetri passivi o strumenti di misurazione attivi. Un’ulteriore fonte di pericolo è data dai filtri degli impianti di ventilazione e dei deumidificatori: dato che i prodotti di decadimento del radon si attaccano alle particelle in sospensione, essi vengono aspirati e si depositano sui filtri. Chi entra in contatto con questi filtri (ad es. per sostituirli) può esporsi a un rischio di contaminazione e assorbimento delle sostanze radioattive.
Misure di protezione Individuare i pericoli
Se il personale permane più di un’ora alla settimana nell’impianto (acqua sorgiva e di falda), è indispensabile eseguire un’individuazione dei pericoli. Essendo incolore, insapore e inodore l’individuo non è grado di percepire il radon. Per individuare i pericoli è quindi necessario svolgere una misurazione. Il problema dei filtri è comune a tutti gli impianti di distribuzione dell’acqua e come tale va trattato. Per proteggersi dai prodotti di decadimento radioattivi presenti nei filtri dei ventilatori e dei deumidificatori, gli addetti ai lavori devono indossare i guanti di protezione e portare una maschera antipolvere (filtro classe P3) quando maneggiano il filtro.

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