- 9 Settembre 2017
- Posted by: porto626
- Categoria: Notizie
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Pubblicazione realizzata da Inail
SALUTE E SICUREZZA DEI LAVORATORI AGRICOLI NELLE SERRE
Il comparto produttivo in serra è caratterizzato dall’utilizzo di un elevato numero diprodotti fitosanitari (PF), (insetticidi, fungicidi, acaricidi, fitoregolatori, erbicidi, ecc.), destinati alla difesa delle colture dagli agenti dannosi. L’impiego di tali prodotti può comportare un rischio più o meno elevato per i lavoratori in funzione della tossicità intrinseca del principio attivo, dei livelli di esposizione e di assorbimento attraverso le varie vie di penetrazione nell’organismo (inalatoria, cutanea, ecc.) e delle modalità e frequenza d’uso.
L’esperienza al riguardo porta a dover esprimere un giudizio spesso critico sul comportamento degli utilizzatori; in particolare, le più ricorrenti cause di incidenti o contaminazioni sono da imputare a eccessiva confidenza con i prodotti impiegati (non si tengono in debito conto le avvertenze riportate in etichetta e sulle schede tecniche), al mancato rispetto delle dosi consigliate per i trattamenti, al trasporto dei prodotti con mezzi non idonei, ad insufficienze riguardo allo stoccaggio ed alla conservazione (locali non idonei, scarse avvertenze riguardo la loro custodia, commistione di più prodotti senza verificarne la compatibilità chimico-fisica, mancanza di dispositivo antincendio), oppure al fatto che durante la fase di trattamento non si tengono in conto le condizioni meteorologiche avverse (pioggia o vento contrario). A volte si trascura di appurare se la zona da trattare è ubicata in vicinanza di abitazioni o corsi d’acqua; nelle operazioni non vengono usati indumenti specificatamente dedicati allo scopo; non vengono svolte accurate bonifiche delle attrezzature e dei dispositivo personali di protezione a trattamento avvenuto, così come non sempre si rispettano i tempi di rientro e di carenza.
I fattori che entrano in gioco nella valutazione del rischio di esposizione professionale in agricoltura a PF sono molteplici e includono, oltre alla natura chimica, fisica e tossicologica delle sostanze attive, anche la frequenza d’uso, la dose di applicazione, l’uso dei dispositivi di protezione individuale e l’ambiente di lavoro. Il rischio di esposizione a PF è generalmente più alto negli ambienti chiusi o semichiusi all’interno dei quali il movimento dell’aria è limitato e i valori aumentati di temperatura e umidità possono favorire l’evaporazione e l’accumulo delle sostanze. negli ambienti chiusi o semichiusi gli scenari di esposizione che si configurano sono peculiari e integrano diverse criticità legate anche alla presenza di altri agenti di rischio, come il microclima. I valori di temperatura, umidità e velocità dell’aria presenti in serra possono, infatti, indurre condizioni di stress termico, oltre che alterare lo strato lipidico dell’epidermide con possibile influenza sul rateo di assorbimento cutaneo dei lavoratori esposti. I dati attualmente disponibili per gli scenari di esposizione in serra sono estremamente limitati e non permettono di giungere a delle descrizioni esaustive per una corretta valutazione del rischio chimico di esposizione a PF in agricoltura.
L’esperienza al riguardo porta a dover esprimere un giudizio spesso critico sul comportamento degli utilizzatori; in particolare, le più ricorrenti cause di incidenti o contaminazioni sono da imputare a eccessiva confidenza con i prodotti impiegati (non si tengono in debito conto le avvertenze riportate in etichetta e sulle schede tecniche), al mancato rispetto delle dosi consigliate per i trattamenti, al trasporto dei prodotti con mezzi non idonei, ad insufficienze riguardo allo stoccaggio ed alla conservazione (locali non idonei, scarse avvertenze riguardo la loro custodia, commistione di più prodotti senza verificarne la compatibilità chimico-fisica, mancanza di dispositivo antincendio), oppure al fatto che durante la fase di trattamento non si tengono in conto le condizioni meteorologiche avverse (pioggia o vento contrario). A volte si trascura di appurare se la zona da trattare è ubicata in vicinanza di abitazioni o corsi d’acqua; nelle operazioni non vengono usati indumenti specificatamente dedicati allo scopo; non vengono svolte accurate bonifiche delle attrezzature e dei dispositivo personali di protezione a trattamento avvenuto, così come non sempre si rispettano i tempi di rientro e di carenza.
I fattori che entrano in gioco nella valutazione del rischio di esposizione professionale in agricoltura a PF sono molteplici e includono, oltre alla natura chimica, fisica e tossicologica delle sostanze attive, anche la frequenza d’uso, la dose di applicazione, l’uso dei dispositivi di protezione individuale e l’ambiente di lavoro. Il rischio di esposizione a PF è generalmente più alto negli ambienti chiusi o semichiusi all’interno dei quali il movimento dell’aria è limitato e i valori aumentati di temperatura e umidità possono favorire l’evaporazione e l’accumulo delle sostanze. negli ambienti chiusi o semichiusi gli scenari di esposizione che si configurano sono peculiari e integrano diverse criticità legate anche alla presenza di altri agenti di rischio, come il microclima. I valori di temperatura, umidità e velocità dell’aria presenti in serra possono, infatti, indurre condizioni di stress termico, oltre che alterare lo strato lipidico dell’epidermide con possibile influenza sul rateo di assorbimento cutaneo dei lavoratori esposti. I dati attualmente disponibili per gli scenari di esposizione in serra sono estremamente limitati e non permettono di giungere a delle descrizioni esaustive per una corretta valutazione del rischio chimico di esposizione a PF in agricoltura.
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