- 15 Marzo 2019
- Posted by: porto626
- Categoria: Notizie
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schede tecnico-informative
Uso in sicurezza dei prodotti fitosanitari
L’opuscolo viene proposto sia come ausilio per la realizzazione dei percorsi di formazione e di informazione dei lavoratori sia come compendio sintetico degli adempimenti di legge previsti in tema di tutela della salute e della sicurezza in ambito professionale. Il testo è strutturato in schede monotematiche dedicate alle principali fasi di impiego del PF, integrate da sezioni relative alla sicurezza chimica in ambito professionale.
Viene inoltre trattata la tutela dell’ambiente tramite l’impiego di metodologie agronomiche alternative a basso apporto di PF. Prodotto: volume Edizioni: Inail – 2018, per i dettagli vedere opuscolo
Sono sempre maggiori le preoccupazioni circa i possibili effetti negativi sulla popolazione, i lavoratori e l’ambiente, dell’impiego dei pesticidi o prodotti fitosanitari (PF).
L’Unione europea già da tempo, con la direttiva 2009/128/CE, ha istituito un quadro normativo di azione comunitaria per l’uso sostenibile dei pesticidi. La direttiva, recepita in Italia con il d.lgs. n. 150/2012, ha delegato ai singoli stati membri il compito di predisporre un “piano di azione nazionale” (PAn) per definire le finalità, le misure ed i tempi necessari alla riduzione del rischio e degli impatti derivanti dall’uso dei PF.
In Italia il PAn è stato adottato con il d.m. 22 gennaio 2014. Il PAn persegue la protezione degli utilizzatori dei PF e della popolazione interessata, la tutela dei consumatori, la salvaguardia dell’ambiente acquatico e delle acque potabili, la conservazione della biodiversità e la tutela degli ecosistemi attraverso una serie di azioni, tra cui assumono particolare importanza, ai fini della riduzione del rischio connesso all’impiego, la promozione e l’applicazione di metodologie agronomiche alternative a basso apporto di PF (es. difesa integrata), la formazione capillare e sistematica riguardo ai rischi, l’azione di controllo, regolazione e manutenzione delle macchine irroratrici e la corretta esecuzione delle operazioni di manipolazione, stoccaggio e smaltimento dei PF e dei loro contenitori.
Tali azioni risultano fortemente sinergiche con le disposizioni previste dal d.lgs. n. 81/2008 e s.m.i. in riferimento ai rischi derivanti dall’esposizione dei lavoratori ai PF.
In linea con i dettami di entrambi i decreti legislativi (150/2012 e 81/2008), i PF devono essere impiegati quando servono e nelle quantità necessarie, prevedendo una gestione adeguata di tutte le fasi operative, dall’acquisto, al trasporto, alla conservazione, alla preparazione della miscela, al trattamento delle piante e/o dei suoli e alla gestione del post-trattamento.
In ognuna di tali fasi può insorgere un rischio espositivo più o meno elevato per i lavoratori in funzione della pericolosità intrinseca del principio attivo, dei livelli di esposizione e di assorbimento attraverso le varie vie di penetrazione nell’organismo (inalatoria, cutanea, ecc.) e delle modalità e frequenza d’uso.
Entrambi i decreti legislativi pongono in rilievo l’importanza di promuovere la cultura della prevenzione attraverso l’informazione e la formazione degli operatori, passo fondamentale e necessario per sviluppare la consapevolezza della necessità di tutelarsi attivando comportamenti corretti, procedure di lavoro ed utilizzando attrezzature adeguate.
Nel settore si rileva infatti, sia pur con la difficoltà di isolare le sole malattie professionali connesse all’utilizzo di prodotti chimici, l’alta incidenza (21% del totale per la gestione Agricoltura) di patologie riconosciute e indennizzate da Inail negli anni 2015 e 2016 [Inail, 2017a]. Più specificamente l’istituto assicuratore registra un costante incremento, seppure in via di stabilizzazione, delle malattie professionali, superiore, negli ultimi due anni, rispetto alle altre gestioni (+10,2%, nel 2015 e +2,5%, nel 2016, a fronte di medie complessive pari a +2,7% e +2,3%).
La conoscenza e la valutazione dettagliata degli effetti dei PF risulta complessa perché i principi attivi immessi sul mercato sono sottoposti, in genere, a test tossicologici effettuati sui singoli composti e non sulle formulazioni commerciali. Inoltre, l’esposizione a PF ha le sue maggiori conseguenze sulla salute umana quando avviene in forma cronica, quindi a basse dosi prolungate nel tempo.
Le conoscenze sperimentali acquisite sugli effetti avversi di tali composti hanno evidenziato un ruolo nell’azione mutagena e cancerogena, nell’alterare il metabolismo inducendo il diabete, nel provocare alterazioni in diversi organi, determinando patologie respiratorie e cardiovascolari, e in sistemi dell’organismo umano come quello immunitario, renale, nervoso, endocrino come disturbi della sfera sessuale ed ormonale e malattie neurodegenerative.
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